Riflessioni semi serie

Su Halloween e dolcetti o scherzetti

Grazie al cielo sono ormai tre anni che, in occasione del Ponte dei Morti, come ancora amo definirlo io, ci concediamo un breve viaggio in Europa.

Certo, i bimbi non sono felicissimi di dover rinunciare alla serata di Halloween dedicata a streghe e morti viventi, ma il segreto sta nello scegliere una meta di viaggio che li faccia felici e… il gioco è fatto.

Va da sé che io riesco con una certa disinvoltura a evitarmi tutto il tran tran legato all’ormai consolidato “Dolcetto o scherzetto?”.

Per tran tran intendo: metti in piedi un piccolo gruppo di simpatici ragazzini e abbigliali/truccali da veri morti viventi; accompagnali (stando a distanza) in tutte le case del circondario a suonare a campanelli e citofoni strillando “Dolcetto o scherzetto?”; metti loro in mano un delizioso secchiello per la raccolta dei dolciumi; acquista tu stessa decine di buste di caramelle da propinare ai simpatici ragazzetti che suoneranno anche alla tua porta; inventa patetici stratagemmi per confiscare buona parte dei dolciumi ricevuti in dono a fine serata.

Il vero dramma di Halloween non è il fatto che sia una festa ereditata da terre non nostre. Non è nemmeno il fatto che i bambini si imbrattino di trucchi o che inciampino per strada vestiti da fantasmi. Non è neanche che si cariino i denti per via di tutti quei dolci. Non è nemmeno l’adulto che si è preparato ore e ore prima di aprire la porta e si è travestito lui stesso da zombie (ne conosco più di uno).

Il dramma di Halloween sono le vecchiette che propinano ai nostri bambini caramelle fuori produzione da almeno trent’anni: mi riferisco alle caramelle al rabarbaro o, peggio ancora, al pino silvestre scadute nel 1988. Quelle, per capirci, che faticano a staccarsi dalla carta che le avvolge.

Peggio di loro – che magari lo fanno anche senza pensarci, per la serie: “Ah, guarda che ho ancora qui quelle caramelline che regalavo al mio nipotino quando era piccolo…” e il nipotino in questione va oggi per i 47 anni – ci sono quelli che dispensano dolcetti e cioccolatini dalla dubbia provenienza e comprati sottocosto.

Chiarisco subito che non ho nulla in contrario contro i discount, ma alcune leccornie sono indubbiamente di seconda o terza scelta, dalla qualità scadente e dal gusto nauseabondo!

Puoi anche non dare nulla a chi ti suona alla porta, ma non dargli dei dolcerti di merda!

Detto questo, il top del top rimane mio papà che, in uno dei primi anni in cui la festa stava prendendo piede anche in Italia, apre la porta a un gruppo di ragazzetti urlanti e al loro: “Dolcetto o scherzetto?”, risponde con il portafoglio aperto fra le mani, dicendo: “Volete dei soldi?”.

È la fine…

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