Recensioni (visto o letto)

Leggiamo i classici (anche ai nostri bambini): Il Gigante Egoista di Oscar Wilde

Oggi modifico il titolo della nostra rassegna in “Leggiamo i classici (anche ai nostri bambini)”, perché riprendendo in mano i vecchi libri o racconti di cui sto scrivendo sono sempre più consapevole che alcune letture insegnino ai bambini, ma facciano bene all’animo e alla testa anche di noi grandi.

L’altra sera mi sono imbattuta nel racconto di uno dei miei preferiti, quello che io chiamo confidenzialmente “quel gran figo di Oscar Wilde”: Il Gigante Egoista.

E’ incredibile che dalla penna di uno scrittore anticonformista, ribelle, con una vita caratterizzata da eccentricità ma anche di sofferenze e umiliazioni possa essere uscita una fiaba tanto delicata e acuta.

La riassumo brevemente per chi non la conoscesse e la dedico allamico Ro Meo perché so che apprezzerà (e anche perché  per lui oggi è  un giorno speciale ).

Un gigante scontroso e solitario, di ritorno da un viaggio, si ritrova, con grande disappunto, il giardino invaso da bambini che vi giocano indisturbati. Infuriato, li caccia via. Appone un cartello con la scritta Vietato l’ingresso e alza un grande muro in modo che nessuno vi possa più entrare.

I bambini, spaventati, scappano via e si rendono conto di non avere più un posto dove giocare.

Da quel giorno arriva l’inverno, che non andrà più via dal giardino del gigante, nonostante il trascorrere del tempo e il susseguirsi delle stagioni. Quel giardino rimane così avvolto costantemente dal freddo e dal gelo.

Eppure, un bel giorno, la primavera sembra tornare: un uccellino canta felice e i piccoli sono usciti dalle loro case per giocare. Hanno fatto un buco nel muro e sono riusciti a entrare nel giardino, che è un pullulare di boccioli, di fiori, di piante rigogliose e di bellezza. Tra i tanti bambini uno è talmente piccolo che non riesce a salire sull’albero, come stanno facendo gli altri. E piange.

Il gigante ammira lo spettacolo dalla finestra del castello e decide di scendere per aiutare il piccolo ad arrampicarsi e a raggiungere gli amichetti.

Il bambino lo bacia per ringraziarlo e al gigante si stringe il cuore. Si accorge di quanto sia stato egoista fino ad allora: aveva un grande giardino e non lo aveva offerto a chi lo avrebbe reso ancora più bello e vivo giocandovi felice.

Il gigante abbatte così il muro e i bambini tornano gioiosi a giocare nel suo giardino, ma il bambino piccoletto non si vede più.

Il gigante lo attende giorno dopo giorno fino a quando la vecchiaia arriva e si sente talmente stanco da non alzarsi più dal letto.

Un giorno, però, dalla finestra vede un albero completamente ricoperto di fiori bianchi e da frutti dorati sotto il quale sta proprio quel bambino che lui aiutò a salire sull’albero.  Il gigante è felice e si precipita da lui.

Il bambino è ferito e il gigante si arrabbia chiedendogli chi gli abbia fatto del male.
Ma lui lo rassicura, gli dice di stare tranquillo permettendogli di addormentarsi sereno. E aggiunge: “Un giorno mi lasciasti giocare nel tuo giardino, oggi verrai a giocare nel mio giardino, che è il Paradiso”.

Oh, caro Oscar, non è questa, forse, pura poesia? Il Gigante Egoista è un racconto moderno perché pur essendo datato 1888 può essere letto ancora oggi e coinvolge e affascina per la sensibilità con cui si toccano tematiche decisive e profonde.

Al di là della morale trasmessa, che ha a che fare con l’amore, l’amicizia e il valore della condivisione, Oscar Wilde ha scelto di rappresentare l’infanzia come una forza vitale, chiassosa e colorata, senza la quale il corso della vita è distorto, stonato, congelato. L’età adulta, per contro, è disegnata come una dimensione avviluppata su sé stessa, chiusa e a tratti ottusa, ma che può decidere di aprirsi al mondo e sbocciare, ritornando a essere bella.

Tanti i temi che ci possono far riflettere: la costruzione di muri e la scelta di abbatterli, la paura del diverso, la sorpresa che il bello può regalare, l’opportunità di cambiare, se lo vogliamo. E, non ultimo, un tema a me sempre caro: la possibilità di ribaltare il pronostico.

Ecco, anche questa volta, il testo integrale, per chi volesse leggerlo.

Ogni pomeriggio, appena uscivano dalla scuola, i bambini avevano l’abitudine di andare a giocare nel giardino del Gigante. Era un grazioso e vasto giardino, con erba soffice e verde. Qua e là sull’erba c’erano bellissimi fiori che sembravano stelle e dodici alberi di pesco che in primavera fiorivano di bianco e rosa, e in estate davano frutti succosi. Gli uccelli si posavano sugli alberi e cantavano così dolcemente che i bambini interrompevano i loro giochi per ascoltarli. “Come siamo felici qui!” gridavano gli uni agli altri.

Un giorno il Gigante tornò. Era stato a visitare suo fratello, l’Orco di Cornovaglia, e si era trattenuto con lui per sette anni. Dopo sette anni aveva detto tutto quanto aveva da dire e si era deciso a ritornare nel suo castello. Quando arrivò, vide i bambini che giocavano nel giardino. “Che cosa state facendo laggiù?” gridò con voce burbera, e i bambini scapparono via. “Il mio giardino è mio!”, proclamò il Gigante, “chiunque può capirlo, e non permetterò a nessun altro di giocarci”. Così vi costruì un alto muro tutt’intorno, e mise un cartello:

Vietato l’ingresso
i trasgressori saranno perseguiti a termini di Legge

Era veramente egoista quel Gigante. I poveri bambini ora non avevano un posto dove giocare. Provarono a giocare sulla strada, ma la strada era veramente sporca e piena di polvere e sassi acuminati, e a loro non piaceva. Erano soliti gironzolare intorno alle mura invalicabili dopo l’orario di lezione, parlando tra loro dello stupendo giardino all’interno. “Come eravamo felici lì!” si dicevano.

Poi arrivò la Primavera, e in tutto il paese spuntarono deliziosi fiorellini sui quali svolazzavano gli uccellini novelli. Soltanto nel giardino del Gigante Egoista era ancora inverno. Gli uccelli non si preoccupavano di cantare perché non c’erano i bambini, e gli alberi si dimenticarono di fiorire. Un solo bellissimo fiore mise la sua testolina fuori dall’erba, ma quando vide il cartello fu così dispiaciuto per i bambini che si infilò nuovamente nella terra, e ritornò a dormire. I soli contenti furono la Neve e il Gelo. “La Primavera ha dimenticato questo giardino” esclamarono, “cosicché noi potremo viverci tutto l’anno”. La Neve coprì l’erba con il suo grande mantello bianco, e il Gelo dipinse d’argento tutti gli alberi. Quindi invitarono il Vento del Nord a stare con loro, ed egli venne. Era avvolto in una pelliccia, e ruggì dal mattino alla sera nel giardino, e abbatté i comignoli. “Questo è un posto piacevolissimo”, disse, “dobbiamo invitare la Grandine”. E la Grandine arrivò. Ogni giorno per tre ore questa crepitò sul tetto del castello finché non ebbe rotto la maggior parte delle tegole, e allora si mise a correre senza mai fermarsi intorno al giardino, più forte che poteva. Era vestita di grigio, e il suo alito era di ghiaccio. “Non capisco proprio come mai la Primavera tardi così tanto ad arrivare”, disse il Gigante Egoista guardando dalla finestra il suo giardino freddo e coperto di neve, “spero che il tempo possa cambiare presto”.

Ma la Primavera non arrivò, e nemmeno l’Estate. L’Autunno portò frutti dorati in tutti i giardini ma non in quello del Gigante. “È troppo egoista” disse l’Autunno. Così là era sempre Inverno, e il Vento del Nord, la Grandine, il Gelo, la Neve danzavano qua e là fra gli alberi.

Una mattina il Gigante stava disteso nel suo letto, sveglio, quando sentì una musica dolcissima. Gli sembrò così dolce che pensò dovessero essere i musicanti che passavano. In realtà era soltanto un piccolo fanello che cantava davanti alla finestra, ma era da tanto tempo che non sentiva cantare un uccello nel suo giardino, che quella gli sembrò la musica più soave del mondo. Allora la Grandine smise di ballargli sulla testa, e il Vento del Nord cessò di ruggire, e un delizioso profumo entrò attraverso i battenti aperti. “Credo che sia veramente arrivata la Primavera” disse il Gigante; e saltò giù dal letto per guardar fuori. Che cosa vide? Vide una scena stupenda. Da un piccolo buco nel muro i bambini si erano insinuati nel giardino, e stavano seduti sui rami degli alberi. Su ogni albero che poteva vedere c’era un bambino. E gli alberi erano così felici di avere di nuovo i bambini con loro, che si ricoprirono di germogli, e agitavano delicatamente i rami sulla testa dei bambini. Gli uccelli stavano volando qua e là cinguettando allegramente, e i fiori occhieggiavano tra l’erba verde e ridevano. Era una scena deliziosa: solo in un angolo era ancora inverno. Era l’angolo più lontano del giardino e lì un bambino stava dritto in piedi. Era così piccolo che non riusciva a raggiungere i rami degli alberi, e vi girava tutt’intorno, piangendo amaramente. Il povero albero era ancora coperto di neve e gelo, e il Vento del Nord soffiava e ruggiva tutt’intorno. “Sali, bambino!” disse l’albero, e piegò i rami più che poté; ma il ragazzo era troppo piccolo. E il cuore del Gigante a quella vista si squagliò immediatamente. “Come sono stato egoista!” esclamò. “Ora so perché la Primavera tardava a venire. Metterò quel povero bambino in cima all’albero, e destinerò per sempre il mio giardino ai giochi dei bambini”. Era davvero molto dispiaciuto per quello che aveva fatto.

Così scese furtivamente e aprì senza rumore il portone di fronte, uscendo dal giardino. Ma quando i bambini lo videro si spaventarono talmente che scapparono via, e nel giardino ritornò l’Inverno. Soltanto il bambino più piccolo non fuggì perché aveva gli occhi così pieni di lacrime che non poté vedere il Gigante avvicinarsi. E il Gigante gli si avvicinò da dietro, lo prese gentilmente per mano e lo sollevò sull’albero. E l’albero fece immediatamente sbocciare i fiori, e gli uccelli si posarono cantando sui rami, e il bambino tese le braccia e le gettò al collo del Gigante e lo baciò. E gli altri bambini, quando videro il Gigante che non era più cattivo come un tempo, tornarono di corsa e con loro tornò la Primavera. “Bambini, il giardino è vostro ora” disse il Gigante, e prese una grande scure e abbatté il muro. E alle dodici, quando la gente uscì per andare al mercato, trovò il Gigante che giocava con i bambini nel giardino più bello che avessero mai visto. Tutto il giorno giocarono e la sera tornarono dal Gigante a salutarlo. “Ma dov’è il vostro piccolo compagno?” domandò, “il bambino che ho messo sull’albero”. Il Gigante lo amava più degli  altri poiché gli aveva dato un bacio. “Non lo sappiamo” risposero i bambini, “è andato via”. “Dovete dirgli di stare tranquillo e di venire domani” disse il Gigante. Ma i bambini risposero che non sapevano dove abitava, e che non l’avevano mai visto prima di allora; e il Gigante si sentì molto triste.

Tutti i pomeriggi, quando la scuola terminava, i bambini venivano a giocare con il Gigante. Ma il bambino che il Gigante amava non si fece mai più vedere. Il Gigante era gentilissimo con tutti i bambini, eppure quel suo piccolo primo amico gli mancava moltissimo, e chiedeva spesso sue notizie. “Come vorrei vederlo ancora!” era solito ripetere.

Passarono gli anni, e il Gigante divenne molto vecchio e debole. Non poteva più partecipare ai giochi, così, seduto su una grande poltrona, si limitava ad osservarli e ad ammirare il giardino. “Ho tanti fiori bellissimi ma i fiori più belli di tutti sono i bambini” esclamava ogni tanto. Una mattina d’inverno guardò fuori dalla finestra mentre si vestiva. Ora non odiava più l’Inverno, perché sapeva che era semplicemente la Primavera addormentata, e sapeva che i fiori si stavano solo riposando. Improvvisamente si strofinò gli occhi e guardò con meraviglia. Era certamente una visione incredibile. Nell’angolo più nascosto del giardino c’era un albero completamente coperto di fiori bianchi. I suoi rami, dai quali pendevano frutti d’argento, erano interamente d’oro, e sotto c’era il bambino che il Gigante aveva amato. Il Gigante corse al piano inferiore, con il cuore colmo di gioia, e uscì in giardino. Attraversò velocemente il prato e si diresse verso il bambino. Quando arrivò vicino al suo viso, si fece rosso dall’ira, e chiese: “Chi ha osato ferirti?” Sulle palme delle mani del bambino c’erano i segni di due chiodi, e i segni di due chiodi erano anche sui suoi piccoli piedi. “Chi ha osato ferirti?” gridò il Gigante, “dimmelo affinché io possa prendere la mia grande spada e ucciderlo”. “No!” rispose il bambino, “queste sono le ferite dell’Amore”. “Chi sei tu?” domandò il Gigante,  mentre uno strano timore lo prendeva, e si inginocchiò davanti al bambinello. Il bambino sorrise al Gigante e gli disse: “Tu una volta mi hai permesso di giocare nel tuo giardino, oggi verrai con me nel mio giardino, che è il Paradiso”. E quando i bambini, quel pomeriggio, vennero a giocare trovarono il Gigante che giaceva morto sotto l’albero, tutto coperto di fiori bianchi.

16 pensieri su “Leggiamo i classici (anche ai nostri bambini): Il Gigante Egoista di Oscar Wilde”

  1. “se devo immagazzinare l’energia che produco con un qualsiasi mezzo, preferisco usare un metodo più diretto, che introduca meno perdite e dispersioni nelle varie conversioni. Ad esempio, se produco elettricità con fotovoltaico o eolico, è meglio che la usi per caricare delle batterie o immetterla in rete, piuttosto che per l’elittrolesi.”Il punto e’ che le attuali batterie non sono molto adatte. Pesano molto, ingombrano, sono costose e inquinano per lo smaltimento. L’uso dell’idrogeno dovrebbe superare questi problemi. O almeno si spera…

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  2. Ma grazie Gisella!!! Apprezzo tantissimo. Come dici te sono dei classici con delle tematiche che fanno riflettere. Questa poi è di una poesia meravigliosa. A me piace tanto anche “l’usignolo e la rosa”. E sono sincero amo anche molto Andersen. Solo che Wilde è sempre stato un personaggio controverso, a torto o a ragione, non entro nel merito, peccato però che si tenda in questo modo a sottovalutare le sue bellissime favole.

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    1. Il personaggio è controverso perché è stato amato e osteggiato senza limiti. Per me è insuperabile (forse proprio per questo). È capace di crudezza, sarcasmo e grazia in un connubio unico. Su Andersen mi devo documentare, lo ammetto.
      Ps. Ho fatto i salti mortali per scriverlo oggi e regalartelo come cadeau.

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