E oggi non parlo di bambini

Tipi da treno insopportabili

Ovvero le dieci tipologie di viaggiatori che non vorresti mai incontrare sul treno.

Gli affezionati lettori di questo blog sanno che sono una pendolare che trascorre circa tre ore della sua giornata sulle carrozze di Trenord.

Ogni mattina bevo un caffè al bar della stazione e, come un bovino, mi dirigo verso il binario numero tre. Salendo sulla solita carrozza scongiuro sempre l’incontro con uno dei seguenti tipi da treno:

  • Il logorroico: è entusiasta di averti incontrato (tu un po’ meno) e già alle 7 del mattino ti travolge con un’eccessiva quanto improbabile loquacità e dovizia di particolari su tematiche assolutamente ininfluenti e inutili  Al logorroico poco conta che tu sia vigile, collaborativo nella discussione o attento. Per lui l’importante è parlare, parlare, parlare. Se sei un tipo empatico e gentile, non troverai mai il coraggio di stroncare subito la conversazione con un sacrosanto: “Quello che dici non mi interessa, grazie” o di immergerti fregandotene dei suoi deliri nella lettura del tuo libro. Ti sorbirai,  tuo malgrado, la pippa (che nella peggiore delle ipotesi può durare anche un’ora). In questi casi scenderai dal treno accaldato, stordito e disorientato, il che non è il massimo quando la giornata lavorativa deve ancora iniziare.
  • L’ansioso:  lo scopri subito dalla postura poco rilassata, come se dovesse alzarsi dal sedile da un istante all’altro. Nonostante tu stia leggendo, consultando una rivista o chattando freneticamente, prende coraggio e ti chiede informazioni sulla stazione a cui deve scendere. Normalmente l’ansioso è un tipo poco pratico della tratta ferroviaria su cui vi trovate. Quindi tu, mosso dalle migliori intenzioni, fornisci l’informazione richiesta, anche più volte (l’ansioso è pure ripetitivo) e ti rendi persino disponibile ad avvisarlo quando giungerete a destinazione. Poi ti eclissi. Lui impiegherà il tempo rimasto guardando fuori dal finestrino nervosamente e cercando il tuo sguardo a ogni fermata, a tamburellare con le mani sulle gambe, a chiedere informazioni anche ad altri qualora quello sguardo di cui sopra tu non glielo ricambi.
  • Il conoscente che non vedi da trent’anni: esordisce sempre così: “Ma tu non sei…”, oppure “Ma tu non frequentavi le scuole elementari in via…”. Malauguratamente il conoscente che non vedi da trent’anni non è mai un tipo schivo, taciturno o pacato. E’ arzillo, disinibito ed estroverso e ti travolge con la descrizione minuziosa di quanto ha combinato negli ultimi anni ancora prima che tu possa controbattere  con un timido: “No, credo tu abbia sbagliato persona”.
  • Quello con l’alito pesante: non importa che tu lo conosca o meno. Una cosa è certa. Quando ti rivolgerà la parola, lo riconoscerai. E metterai in atto tutti gli esercizi appresi durante il corso di apnea negli abissi frequentato in vacanza l’anno scorso.
  • Il gruppo di teenager esaltati: sprigionano un entusiasmo nei confronti della vita che, a quest’ora del mattino, ti riesce difficile comprendere. Eppure ti sono simpatici, con tutto quel chiacchiericcio continuo, quelle risate concitate e i modi di dire che non conoscevi. Li osservi persino con qualche rimpianto. Questo finchè non cominciano ad ascoltare musica a tutto volume, a spintonarsi fra loro spintonando anche te, a urlare a squarciagola. Ecco, in quel momento cominci a odiarli e potresti persino prenderne uno per i capelli.
  • Il portasfiga: quando c’è  lui sul treno sai già  come girerà  la giornata. Il portasfiga porta sfiga (lo dice la parola)  a trecentosessanta gradi. Se quel giorno devi arrivare al lavoro in orario, il treno accumulerà cinquanta minuti di ritardo. Se fa freddo si romperà l’impianto di riscaldamento. Se scongiuri l’incontro  col logorroico, questo salirà  (e magari avrà  pure l’alito pesante…).
  • Quello che tiene il posto occupato per la fidanzata che salirà  fra cinque fermate: ha un bel pelo sullo stomaco questo individuo. A chiunque si avvicini per sedersi accanto a lui accenna un sorriso e sentenzia: “E’ occupato, sta salendo la mia ragazza”. Normalmente i passeggeri sono indispettiti dal suo atteggiamento, ma mantengono il contegno. Solo qualcuno si ribella aggredendolo verbalmente. Lui sorride serafico. D’altronde  è  innamorato e attende la sua  ragazza.
  • Quello che ti sta troppo vicino: abbi fede. Prima o poi lo incontrerai. Si siede accanto a te e si mette vicino vicino. Tu all’inizio non capisci e ti scosti leggermente. Dopo un po’  avvertì nuovamente il contatto fisico. Lo guardi e ti sposti sncora, finché al primo sballonzamento da rotaie questo non ti conficca il gomito fra le costole. Il suo è  davvero un vizio. L’unica soluzione è cambiare posto.
  • Il tizio che urla al cellulare: tu non vorresti ascoltarlo, ma urla così  tanto che non puoi fare a meno di sapere tutto sulla sua vita di coppia, lavorativa e hobbistica. Il soggetto, di solito, non è  particolarmente riservato e arricchisce sempre le sue conversazioni con particolari imbarazzanti, osceni o assolutamente trascurabili.
  • Il gruppo di mamme: dulcis in fundo a pari merito con quello che russa, con la scolaresca in gita e con quello che ti fissa, tutte tipologie che, purtroppo, non hanno bisogno di descrizioneQuando le mamme si incontrano fra loro è davvero la fine. Riescono a parlare ininterrottamente per 40 minuti della consistenza del catarro dei propri bambini, della migliore marca di aspiratore nasale presente sul mercato o della più bella fantasia di tovaglioli di carta per la festa di fine anno. Il loro tono di voce di solito è altissimo, anche perché devono prevalere l’una sull’altra. Se non hai figli le detesti. Se sei mamma speri di non essere come loro (anche se lo sei). Se sei un papà sai che la mamma dei tuoi figli è identica a loro.

Il tipo da treno insopportabile puoi incontrarlo direttamente sul treno oppure anche prima di salire. Quando questo succede la giornata è davvero critica, soprattutto se non hai modo di allontanartene. In alternativa, se proprio non riesci a tollerare la sua compagnia, c’è sempre la discesa anticipata dal treno (con ritardo conseguente) o, anche, il tuffo sui binari dal treno in corsa (con conseguenze fisiche immaginabili).

Ho volutamente connotato quasi tutte le categorie di tipi da treno insopportabili al maschile, anche se di norma il logorroico è una lei, quello che ti sta troppo vicino è un lui, mentre quello con l’alito pesante può essere sia una lei, sia un lui.

Che dire? L’importante è che il  tizio che non vedi da trent’anni non sia, al tempo stesso, pure ansioso, logorroico, portasfiga e che non ti conficchi il gomito nelle costole a ogni curva!

… Buon viaggio…

 

 

32 pensieri su “Tipi da treno insopportabili”

    1. Eheheh… ho trascorso degli anni sulle ex le nord…. Linea Milano Asso…. una linea che mi è rimasta nel cuore….. Adesso sono su trenord. Una linea suburbana che amo un po’ meno, anche se più veloce e un po’ più moderna (i ritardi sono, in ogni caso, gli stessi…). Ciao !

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    1. Cara ti devo ringraziare…. ho fatto fare un check del blog a una amica e ha rilevato un problema di rallentamento legato alle immagini. Da ieri sto lavorandoci nei tempi morti e già vedo che si è sbloccato !!!! Grazie a te. X avermelo segnalato. Smack !

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  1. Ti capisco… Io detesto il logorroico perché, per eccesso di gentilezza, non riesco a farmi i fatti miei e mi trovo ad ascoltare, sorridere, annuire. Intanto penso al tempo che sto perdendo per dargli retta…… 😊

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  2. Non ti invidio Gisè 😉 Comunque tra i dieci per me quello più insopportabile è quello che urla al cellulare. Io faccio di tutto per non sentire i cazzi suoi, ma questo che racconta vita e miracoli non ce la posso fare. Devo dire che sono anche allergico a quello che mi sta troppo vicino, io poi ho bisogno del mio spazio biologico. Ti dico che in metro se vedo troppa gente aspetto la prossima… altrimenti ammazzo qualcuno!

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  3. Io ho esperienza di lavoratrice pendolare (tra l’altro proprio sulle Nord) breve. E, aggiungerei, per fortuna. I tempi in cui mi alzavo alle cinque e mezza, e giù, sotto casa, incrociavo “le signorine” che staccavano servizio, non lo rimpiango. Il lavoro mi piaceva molto, l’azienda pure, ma quell’esperienza del treno, mi impediva di apprezzare quell’esperienza. Le levatacce. Le colazioni veloci. Le volte in cui non sentivo la sveglia e non potevo più recuperare. No, no.
    Per me, voi che fate le mamme pendolare, siete le uniche che si possono lamentare! Giuro!
    Tra l’altro, per gli strani incontri che, effettivamente, si fanno sul treno, c’è da scrivere un libro. Infatti mio marito, che conobbi proprio in quel periodo, mi aveva pure consigliato titolo e primo capitolo ahha

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    1. Un incubo. Ti dirò. .. il viaggio non mi pesa affatto. Tanto già la notte non dormo, causa bimbi, quindi le levataccia non mi pesano più come prima… Quello che mi pesa sono i ritardi costanti e gli imprevisti… Arrivare al lavoro in orario è un sogno… E dire che abitavo a soli 2 km dall’ufficio. Adesso disto 40 km… ☺

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  4. Oltre ai casi esistenziali in generale tutti i non pendolari sarebbero da far andare a ppiediiiiiiiiiiiiii. Anche l’utente occasionale sa essere molesto non sa come muoversi , dove mettersi…signò ma quante fermate mancano? E si piazzano sotto la porta agguantate al palo manco dovessero fare la lap dance 😉

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    1. Ahahah… è vero…. il novellino insopportabile. Eppure anche io quando ero novellina della mia linea ferroviaria, che ansia al solo pensiero di poter perdere la fermata giusta. Soprattutto d’inverno col buio pesto…

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  5. E’ c’è quello ti imprigiona tirando fuori tutto ciò che ha nella borsa, compresi cavi e cavetti che a spostarli occorre una vita. E tu non osi alzarti chiedendogli la cortesia di farti passare, neppure per andare in bagno…
    Nel tuo post ho rivisto tutti i miei compagni di viaggio 😀

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