*Vita da mamma, E oggi non parlo di bambini, Le mie storie

Lettera alle mie bimbe su quello che accadde il 1° febbraio 1945

Cara Dudi, Cara Chicchi,

Piccole mie,

oggi vi scrivo perché è un giorno molto importante, da ricordare.

Non so se a scuola ve ne parleranno, quindi è giusto che lo faccia io.

Come oggi, 71 anni fa, nel nostro Paese, fu introdotto il suffragio universale. Per la prima volta, infatti, fu stabilito che anche le donne potevano votare.

“Perché Mamma?”, vedo già i vostri musetti vispi rivolti in alto, verso di me, “non è normale che le donne votino, come gli uomini?”.

Certo che è normale, Bimbe mie, eppure una volta non lo era. Le donne erano considerate stupide, inferiori, diverse, pertanto non era concesso loro il diritto di votare, di far sentire la loro voce, di esprimere le loro preferenze.

Erano ridotte a presenze mute, silenziose, anche se lavoravano, sgobbavano e, il più delle volte, erano solo loro a sostenere tutto il peso della famiglia.

“Questo non è giusto”, direte voi, abituate a notare che anche il papà lava i piatti e aiuta in casa e a sentirvi dire che i maschi e le femmine hanno gli stessi identici diritti, “Le femmine sono intelligenti tanto quanto i maschi. Certe volte anche di più”.

Certo, è così. Ma noi donne quel diritto non l’avevamo e ce lo siamo conquistate. Badate bene, non è che di punto in bianco una mattina gli uomini si sono svegliati e hanno deciso che l’indomani le donne avrebbero espresso il loro voto. Dietro a quella decisione ci sono stati decenni di lotte da parte di alcune donne illuminate che capivano che quello sarebbe dovuto essere un diritto anche loro.

La prima occasione di voto sono state le elezioni amministrative fra il marzo e l’aprile del 1946 e subito dopo, il 2 giugno 1946, il voto per il referendum istituzionale tra Monarchia o Repubblica.

Stiamo parlando di tanti anni fa, Cucciole mie. La nonna Gnegne non era nemmeno nata e il nonno Tonno era un bimbetto alto mezzo metro con il moccio al naso. Le loro mamme si presentarono con il vestito della festa per votare, quella mattina. E ve la immaginate la loro emozione, il tremolio alle gambe per quell’evento talmente eccezionale, l’euforia e al tempo stesso il timore nel poter esprimere, per la prima volta, la loro idea?.

Oggi tutto il mio affetto e il mio stupore va a quelle donne. Penso alle mie nonne, poverette, con quelle gonne troppo lunghe e quell’autoconvinzione di sentirsi così inadeguate e inferiori rispetto ai loro mariti, ai loro fratelli,

a qualsiasi essere dell’altro sesso. Penso a loro, con la matita in mano e la mano un po’ tremante, che aprono la strada al nostro essere donne libere.

Care Piccole mie, oggi è un compleanno importantissimo. Grazie a quelle donne oggi potete dire la vostra a testa alta, senza dovervene vergognare. Non dimenticate mai che questa è la nostra storia e che negare diritti agli altri non è affatto un esercizio di libertà.

Vi voglio bene.

 

 

13 pensieri su “Lettera alle mie bimbe su quello che accadde il 1° febbraio 1945”

        1. Mamma mia… Davvero… Da una parte realizzare che c’è ancora tanto da fare mi fa ben sperare. Immagino un grosso campo in cui c’è possibilità per tutte le donne di buona volontà di lavorare. Dall’altra parte, penso ai ragionamenti che sento fare spesso ad alcune di noi e visualizzo un deserto immenso…. Speriamo in bene! Baci!

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  1. Io credo che anche allora, anche prima di ottenere il voto, le donne sapessero bene quanto valevano. Se ne andarono in montagna con i partigiani o restarono a tirare avanti l’ Italia facendo il lavoro degli uomini al fronte. Se lo guadagnarono il diritto al voto, perché forti lo sono sempre state

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  2. Che bella lettera. forse dovremmo parlare più spesso di questi temi ai nostri bambini…
    Sono belle le tue lettere, ho letto anche le altre. Tipo quella sulla festa della donna.
    Brava

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